È da molto tempo che il concetto di patrimonio è indagato da innumerevoli studi relativi a differenti ambiti disciplinari (Babelon & Chastel, 1994; Cerutti, Cottini & Menzardi, 2021; Dal Pozzolo, 2021; Del Gobbo, Torlone, & Galeotti, 2018; Logan, Nic Craith & Kockel, 2016; Iuso, 2011; Malo & Morandi, 2021; Parbuono & Sbardella, 2017; Tilden, 1957; Uzzell, 1998). Questi lavori, negli ultimi decenni, sono stati oggetto di notevoli cambiamenti, che hanno in parte innovato, talvolta completamente rivoluzionato le modalità di fare ricerca, teorica e applicata, in questo campo. Nel presente contributo si cercherà in particolare di cogliere un aspetto del cambiamento: le differenze e le similarità emerse relativamente a due prospettive, che si sono sempre più definite, nella loro separatezza, ma che ultimamente si stanno muovendo verso una possibile ricomposizione, rispettosa delle specificità. La prima visione è quella maggiormente legata alle caratteristiche proprie del patrimonio materiale (Balboni Brizza, 2007; Basso Peressut, 2005; Cataldo, Paraventi, 2023; Schlosser, 1974), mentre la seconda si può intendere come figlia di un patrimonio appartenente alla sfera dell’immateriale (Bortolotto, 2011; Gasparini, 2014; Giancristofaro & Lapiccirella Zingari, 2008; Jayasuriya, Pereira, & Hansen, 2022; Smith., & Akagawa, 2009). La scelta di cogliere questo movimento di rottura e di definizione, che si è sviluppato in un arco temporale relativamente recente, a partire dagli anni ‘70, è funzionale a comprendere le istanze culturali che lo hanno intessuto. A fronte della pubblicazione di alcuni documenti, tra i quali la Convenzione per la protezione del patrimonio culturale e naturale del 1972, che proponevano idee specifiche sul patrimonio come universali, erano sorte numerose reazioni di molti paesi che avevano radici storiche ed elaborazioni culturali, anche contemporanee, molto diverse da quelle proposte dai documenti. Questo dibattito, spesso acceso, ha permesso di avviare un percorso di chiarificazione con differenti sguardi riferiti ad alcune rappresentazioni che erano state date come universali e imprescindibili, quando si affrontavano i temi del patrimonio.
Zuccoli, F. (2025). Il patrimonio culturale tra partecipazione e formazione. Patrimoni materiali e immateriali: mediazione, partecipazione e trasformazione. Processi in divenire per culture in movimento. In F. Batini, L. Padalino (a cura di), Patrimonio culturale e partecipazione. Pratiche di heritage making nell'area umbra (pp. 31-45). Milano : Franco Angeli.
Il patrimonio culturale tra partecipazione e formazione. Patrimoni materiali e immateriali: mediazione, partecipazione e trasformazione. Processi in divenire per culture in movimento
Zuccoli, F
2025
Abstract
È da molto tempo che il concetto di patrimonio è indagato da innumerevoli studi relativi a differenti ambiti disciplinari (Babelon & Chastel, 1994; Cerutti, Cottini & Menzardi, 2021; Dal Pozzolo, 2021; Del Gobbo, Torlone, & Galeotti, 2018; Logan, Nic Craith & Kockel, 2016; Iuso, 2011; Malo & Morandi, 2021; Parbuono & Sbardella, 2017; Tilden, 1957; Uzzell, 1998). Questi lavori, negli ultimi decenni, sono stati oggetto di notevoli cambiamenti, che hanno in parte innovato, talvolta completamente rivoluzionato le modalità di fare ricerca, teorica e applicata, in questo campo. Nel presente contributo si cercherà in particolare di cogliere un aspetto del cambiamento: le differenze e le similarità emerse relativamente a due prospettive, che si sono sempre più definite, nella loro separatezza, ma che ultimamente si stanno muovendo verso una possibile ricomposizione, rispettosa delle specificità. La prima visione è quella maggiormente legata alle caratteristiche proprie del patrimonio materiale (Balboni Brizza, 2007; Basso Peressut, 2005; Cataldo, Paraventi, 2023; Schlosser, 1974), mentre la seconda si può intendere come figlia di un patrimonio appartenente alla sfera dell’immateriale (Bortolotto, 2011; Gasparini, 2014; Giancristofaro & Lapiccirella Zingari, 2008; Jayasuriya, Pereira, & Hansen, 2022; Smith., & Akagawa, 2009). La scelta di cogliere questo movimento di rottura e di definizione, che si è sviluppato in un arco temporale relativamente recente, a partire dagli anni ‘70, è funzionale a comprendere le istanze culturali che lo hanno intessuto. A fronte della pubblicazione di alcuni documenti, tra i quali la Convenzione per la protezione del patrimonio culturale e naturale del 1972, che proponevano idee specifiche sul patrimonio come universali, erano sorte numerose reazioni di molti paesi che avevano radici storiche ed elaborazioni culturali, anche contemporanee, molto diverse da quelle proposte dai documenti. Questo dibattito, spesso acceso, ha permesso di avviare un percorso di chiarificazione con differenti sguardi riferiti ad alcune rappresentazioni che erano state date come universali e imprescindibili, quando si affrontavano i temi del patrimonio.| File | Dimensione | Formato | |
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